Cambiano i regolamenti, si avvicendano le protagoniste, ma Salerno resta sempre lì a lottare per il traguardo più importante e prestigioso. Battendo il tenace Mestrino, la Jomi ha conquistato la sua quarta finale consecutiva e da sabato andrà a caccia di uno storico traguardo: il triplete. Dopo aver già messo in bacheca Supercoppa e Coppa Italia, le salernitane puntano, ora, all’obiettivo massimo, alla conquista del tricolore, l’anno passato sfuggito per un’inezia ed ora nuovamente lì a portata di mano. A contendere lo scudetto alla Jomi sarà il discusso Sassari approdato all’ultimo atto della stagione a margine di una equilibrata semifinale contro Conversano, risoltasi sul filo di lana in favore delle sarde, ma contestatissima dal club pugliese. Molte, troppe le ombre che stanno accompagnando il cammino del team sardo in questa stagione, un cammino sul quale pesa come un macigno la rinuncia volontaria e non motivata alla gara in programma a Salerno in occasione della fase ad orologio. Una rinuncia che il Sassari ha pagato con un’ammenda e cinque punti di penalizzazione da scontare nella prossima stagione ma che, alla resa dei conti, ha fatto malissimo dal punto di vista della credibilità ad un movimento già in crisi. Il comportamento anti-sportivo del team sardo avrebbe meritato ben altra sanzione ed invece, nelle more, Sassari non solo è riuscito ad approdare in finale ma, nelle more, ha anche rinforzato il suo organico ingaggiando la russa Arishina dal Nuoro. Indubbiamente la gara in programma sabato alla Palumbo, proprio in virtù di quanto successo nelle ultime settimane, si preannuncia avvincente, spettacolare ma anche estremamente nervosa. Nessuno a Salerno (società, squadra, tifosi) ha gradito quell’atteggiamento così poco sportivo del team sardo, quello “schiaffo” in pieno volto ai principi di sana e corretta lealtà sportiva. All’appuntamento più importante dell’anno, la Jomi c’arriva con qualche problema di formazione, qualche acciacco di troppo, ma con il morale a mille, questo grazie anche alla rotonda e convincente affermazione di sabato alla Palumbo, una partita che ha esaltato lo spirito di squadra del sette allenato da Nasta capace di rivelarsi superiore a qualsiasi insidia, a qualsiasi ostacolo. Ma Mestrino è il passato, il futuro è la finale scudetto, il Sassari, il desiderio di una competizione leale e corretta sotto ogni aspetto. Una sfida da giocare ad armi pari.