AAA cercasi sosia di Carlo Gesualdo

AAA cercasi sosia di Carlo Gesualdo. In occasione del 400esimo anniversario della morte di Carlo Gesualdo da Venosa, che cadrà il prossimo 8 settembre 2013, il teatro comunale di Avellino, a lui dedicato, cerca il sosia del principe dei musici. Si tratta di una prima iniziativa, volutamente soft e scherzosa, che farà da apripista ad una serie di eventi in programma per tutta la prossima stagione teatrale e che saranno presentati ad ottobre in Teatro. Incontri, dibattiti, rappresentazioni teatrali e mostre con la presenza di artisti, associazioni culturali, studiosi e autori che accorreranno ad Avellino per rendere omaggio ad uno dei più importanti geni della musica di tutti i tempiIntanto si cerca il sosia del principe dei musici. Se pensi di assomigliare al principe di Venosa, di ricordarlo in qualche espressione o semplicemente ti ispiri a lui, invia una foto con tutti i dati anagrafici e un recapito telefonico all’indirizzo di posta elettronica info@teatrogesualdo.it. Chi somiglierà maggiormente al grande madrigalista riceverà in premio un abbonamento in platea per la rassegna del “Grande Teatro”, che aprirà i battenti sabato 6 ottobre con Gigi Proietti, il re del palcoscenico, e il suo personalissimo “Pierino e il Lupo e molto altro” liberamente tratto dall’opera di Sergeji Prokofiev. Non resta che posizionare la fotocamera su “autoscatto”, assumere una posa regale e tenebrosa, cliccare e inviare il tutto a info@teatrogesualdo.it.

LA VITA DI CARLO GESUALDO
Carlo Gesualdo nacque a Venosa l’8 marzo 1566. Non possediamo testimonianze della fanciullezza del principe, possiamo solo ricostruire l’ambiente nel quale crebbe e si formò. I Gesualdo vivevano a Napoli nel palazzo di Torre Maggiore in piazza San Domenico Maggiore. Qui il principe Fabrizio Gesualdo, amante delle lettere e della musica, creò un cenacolo intellettuale e mantenne un gruppo di musici di casa. Al piccolo Carlo il mecenatismo del padre fornì preziose occasioni di incontri con i più importanti compositori del tempo. Nipote di due cardinali, destinato anch’egli, in quanto secondogenito, alla carriera ecclesiastica, il principe Carlo fu educato con rigorosa disciplina. La sua educazione religiosa dovette condizionare il suo animo sensibile, cui vennero inculcati come dogmi i codici spagnoli del blasone, dell’etichetta e dell’onore. A stravolgere il destino sopraggiunsero gli eventi luttuosi del 1584, anno funesto per casa Gesualdo: uno dopo l’altro morirono il nonno Luigi, il venerato zio Carlo Borromeo, il fratello maggiore di Carlo, il primogenito Luigi. Carlo, che aveva appena compiuto diciotto anni, diveniva così l’erede designato, pertanto bisognava trovargli al più presto una moglie per assicurare la discendenza del casato. A Carlo fu destinata in moglie la cugina Maria D’Avalos, figlia della zia Sveva Gesualdo e di Carlo D’Avalos. Con i Gesualdo, i D’Avalos erano tra le famiglie più potenti del vicereame, venuti al seguito dei principi aragonesi. Le nozze furono celebrate nel 1586 nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli. Il matrimonio da cui nacque il figlio Emanuele, secondo i cronisti del tempo, fu felice fino all’incontro della D’Avalos con Fabrizio Carafa, duca d’Andria. Ne nacque una travolgente passione, che fu oggetto di ricostruzioni fantasiose. La storia dell’adulterio, ormai sulla bocca di tutti, infangò l’onore dei Gesualdo, Carlo non ebbe altra scelta che la vendetta imposta dalla mentalità dell’epoca e dal suo rango. Il macabro eccidio ebbe luogo nella notte fra il 16 e il 17 ottobre del 1590. Una fama sinistra si creò intorno a don Carlo che, nel frattempo, si era rifugiato nel feudo irpino di Gesualdo, dove con propositi espiatori fece costruire due conventi, uno per i Domenicani con la chiesa del SS. Rosario ed uno per i Cappuccini con la chiesa di S. Maria delle Grazie. Per Carlo inizia una nuova vita quando il suo destino s’intreccia con la famiglia D’Este e la corte di Ferrara, uno dei maggiori centri musicali del tempo. Il 21 febbraio del 1594, nella cappella del castello, il vescovo di Ferrara univa in matrimonio il principe Carlo ed Eleonora d’Este. Durante il soggiorno ferrarese il principe Carlo compose il terzo libro di Madrigali a cinque voci, subito pubblicato dallo stampatore Vittori Baldini, con lussuose decorazioni nei frontespizi e con impresso lo stemma dei Gesualdo e degli Estensi. Con la sua presenza a corte la vita culturale della città estense conobbe un momento di straordinaria vitalità tanto che l’accademia ferrarese divenne il centro di una nuova avanguardia madrigalistaNel marzo del 1596 il principe dei madrigali lasciava definitivamente Ferrara per ritirarsi a Gesualdo dove avrebbe trascorso gli ultimi diciassette anni della sua vita. Con l’arrivo del Principe la rude fortezza del feudo irpino veniva trasformata in una residenza principesca, il castello di Gesualdo diveniva la dimora appartata di un mecenate che amava circondarsi di una corte di musici. L’8 settembre del 1613, all’età di 47 anni, il principe Carlo Gesualdo muore e per sua stessa volontà viene sepolto a Napoli, nella chiesa del Gesù Nuovo, ai piedi dell’altare intitolato a Sant’Ignazio di Loyola.