Intervista esclusiva a Vittorio Ravà, direttore generale del casino di Venezia che attacca le decisioni del Governo Monti accusandolo di rendere i casinò come delle “lavanderie a gettoni”. E propone interessanti piani per superare la crisi.
Per quanto a molti possa sembrare il contrario, anche le sale di casinò live stanno subendo gli effetti della crisi. Magari non quanto le imprese che aumentano annualmente le statistiche del tasso annuale di bancarotta in Italia, magari non quanto il fruttivendolo sotto casa che continua a lamentarsi pomodoro dopo melanzana – ma sono in crisi anche loro.
C’è chi dice che per superare le difficoltà basterebbe lasciare alle sale la possibilità di ritrovare la loro vera natura di casino, basando il rilancio sui tavoli e mettendo da parte le slot machine – muovendosi verso una dimensione in grado di privilegiare i giochi da tavolo che quelli dellesale giochi.
E c’è anche chi, come Vittorio Ravà – un signore che di mestiere fa il direttore generale del casino di Venezia, è convinto che una ripresa sia possibile e che questa non passi per la strada della privatizzazione.
Direttore ravà, ome sta il casino di Venezia? I numeri sono in calo, si parla di crisi, è davvero così?
Il mondo è in crisi, siamo come davanti o dopo una guerra. Siamo in un momento che gli uomini di business non hanno mai visto: l’immobiliare precipita, i prestiti hanno crolli del 40 per cento.
Il mercato dell’auto è sotto del 15 per cento, crollano perfino gli alimentari e l’abbigliamento registra un meno 18 per cento. I casino sono in linea con il momento, anzi, il meno 12 per cento li assesta in un quadro previsto, anche se non alla lettera.
Il problema è che la concorrenza del gioco di Stato è andata a scardinare quegli elementi di oligopolio che hanno messo tutti in un altro tipo di mercato decisamente concorrenziale
Continua il braccio di ferro con i sindacati, come si risolverà il discorso lavoro e lavoratori del casino? Il 29 febbraio sarà il giorno decisivo?
Non c’è nessun braccio di ferro. Lavoriamo insieme per valutare proposte alternative alla privatizzazione, si tratta di scegliere la migliore strategia per tutti, fatta di investimenti, tagli dei costi e necessariamente sacrifici.
Ma la privatizzazione tanto auspicata arriverà? È l’unica soluzione al rilancio?
Penso che non ci sia mai un’unica soluzione a tutti i problemi. L’azienda è indebitata, ma la situazione generale di crisi del mercato è calata. Già a gennaio abbiamo registrato un rallentamento del calo, a differenza degli altri casino che continuano a perdere.
La situazione che ci troviamo a gestire è figlia dell’indebitamento della precedente gestione, del precedente Cda e dell’antecedente azionista che ha estratto risorse che non si potevano permettere.
fonte: http://casinotop10.it
|