L’esordio dell’Avellino in campionato non era dei piu’ agevoli. Non solo e non tanto per gli avversari di turno; ma soprattutto per le diverse incognite che caratterizzavano questo ritorno dei Lupi nella terza serie nazionale: la nuova responsabilità tecnica, la rivoluzione della rosa dei calciatori e da ultimo (ma di fondamentale importanza) il cambio dell’allenatore (con una nuova filosofia di gioco) ad appena una dozzina di giorni dalla prima partita. Per i tifosi biancoverdi c’era materiale a sufficienza per essere “ansiosi”.
Eppure i circa 5 mila tifosi accorsi al Partenio-Lombardi nel posticipo notturno (e le centinaia di migliaia di tifosi del Lupo sparsi per la penisola, che, grazie alla diretta Rai, hanno asssitito davanti ad un televisore) sostanzialmente si sono divertiti e, quel che piu’ conta, alla fine hanno gioito per la vittoria dell’Avellino.
Che non è stata per niente facile, in quanto, dopo un avvio prorompente e pirotecnico dei Lupi, durato una una decina di minuti, il Foligno ha preso le proprie contromisure ed il centrocampo irpino, che muoveva dalle idee ed iniziative del suo centromediano metodista (Lucas Correa), è apparso, con il trascorrere dei minuti, alquanto compassato, ancorchè “esteticamente” bello a vedersi.
La manovra della coppia (forse la piu’ tecnica dell’intera 1^ Divisione!) formata dall’argentino e dal capitano Millesi (che ormai si sta specializzando in compiti di impostazione e definizione del gioco avellinese), troppo sotto ritmo, diveniva prevedibile ed il tridente offensivo fatalmente non riusciva a trovare sbocchi pericolosi per gli avversari. Sebbene sia da notare che risultava comunque molto e positivo il lavoro, che, in questo tridente, veniva compiuto dal giovane Falzerano, evidentemente deputato (anche per specifiche inclinazioni tecniche) a fungere da “pendolo” lungo la fascia di competenza.
Se alla mancanza di imprevedibilità della manovra biancoverde, si aggiungono i movimenti non convincenti della coppia De Angelis-Lasagna, che si proponevano poco e male, è chiaro che ne scaturiva un quadro offensivo di scarsa pericolosità.
Ovviamente, c’è da mettere nel debito conto che il credo tecnico-tattico di Bucaro (il 4-3-3, di zemaniana memoria) ha bisogno di tempi medi (almeno qualche mese, come dallo stesso dichiarato) per essere metabolizzato dai suoi ragazzi, il 7o% dei quali è addirittura under 20!
Ad ogni modo, al tecnico siciliano va riconosciuto il merito di avere letto bene, nel corso della metà della ripresa, le carenze nella fase offensiva dei Lupi. Infatti il cambio tra lo spento Lasagna ed il peperino Herrera ha costituito il punto di svolta della partita. Il panamense, con il suo ingresso in campo, ha evidentemente disorientato l’attenta difesa umbra, che, a causa del cambio di Bucaro, aveva perso un preciso riferimento per la propria fase di non possesso. E cosi sono bastati pochissimi minuti al “Nino” per contribuire in maniera determinante al vantaggio dei Lupi. Che dal gol di De Angelis in poi, hanno cominciato pericolosamente a rinculare nella propria metà campo. Ma buon per l’Avellino che il Foligno, nel suo complesso, e l’attacco umbro nello specifico, non fossero all’altezza della situazione. Infatti, grazie ad anche ad un paio di autentici regali degli uomini in maglia bianca, l’Avellino è riuscito a portare a casa i primi tre punti del campionato. Che costituiscono certamente un buon viatico per questo avvio della stagione biancoverde, ma che non debbono nascondere le tante problematiche tecnico-tattiche che necessariamente andranno limate e, possibilmente, rimosse.
Intanto il tempo lavorerà a favore del progetto di Bucaro. Che, tra l’altro, porterà avanti la realizzazione delle sue idee, potendo contare anche sull’utilizzo, a tempo pieno, di giovani ed importanti calciatori, come Zigoni e Thiam, in grado di trasformare positivamente il reparto offensivo dei Lupi.
Insomma, i tifosi si tengano stretta questa prima vittoria, chè se “le rose dovessero fiorire” davvero, allora il divertimento sarà assicurato!
Rino Scioscia