Dopo essere stato in scena lo scorso maggio a Vicenza in una serata organizzata dalla locale protezione civile, che fu tra le più attive nel prestare soccorso ali irpini nell’80, “Il fulmine nella terra. Irpinia 1980”, scritto e diretto da Mirko Di Martino e interpretato da Orazio Cerino, torna in scena lunedì 22 agosto 2011 presso la Chiesa di Sant’Apollonia a Salerno nell’ambito della prestigiosa rassegna “La notte dei Barbuti”.
“Il fulmine nella terra” è un monologo di teatro civile che ricostruisce con accuratezza i giorni del sisma, raccontando alcune delle tante storie della gente dei comuni colpiti, come Lioni, Teora, Laviano, Avellino e molti altri. La ricostruzione è stata condotta su articoli, documenti e testimonianze dell’epoca, in modo da offrire allo spettatore una rievocazione affidabile di eventi ormai rimossi dalla memoria. Ma lo spettacolo, patrocinato dal Festival internazionale di Giffoni Valle Piana, rappresenta anche un salto ironico e a tratti nostalgico nell’Italia del 1980, quando le partite di calcio andavano in onda in differita e Canale5 ancora non esisteva; quando Diana Ross riempiva le piste da ballo e Enzo Malepasso era primo nella classifica dei singoli; quando Pietro Mennea vinceva la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca e Roberto Benigni scandalizzava il pubblico del Festival di Sanremo baciando in diretta Olimpia Carrisi per quarantacinque secondi.
Ma “Il fulmine nella terra” è anche e soprattutto un bilancio dell’Italia a trent’anni di distanza, una riflessione sulla spaccatura tra Nord e Sud, tra politica e società, tra progresso e tradizione, tra quello che eravamo e quello che siamo diventati. Dice Mirko Di Martino: “Trent’anni sono lo spazio che divide una generazione da un’altra, e trent’anni fa c’era una terra che oggi non c’è più. Le macerie sono state sgombrate, le case ricostruite, i morti compianti, le strade inaugurate, i fondi spesi, ma la terra continua a tremare perchè i conti con il passato sono ancora aperti, c’è ancora qualcosa che aspetta di essere recuperato. I bambini di trent’anni fa sono cresciuti e oggi che si guardano alle spalle non trovano più nulla. I paesi dei loro padri sono luoghi stranieri, cartoline inviate da un mondo che non hanno mai conosciuto. E i nonni si ritrovano a inseguire i fantasmi dei loro ricordi, a parlare ai nipoti che li ascoltano senza capire, stanchi di sentirsi ripetere che qui era tutta campagna”.
A settembre, lo spettacolo è atteso da un altro appuntamento molto importante: andrà infatti in scena a Gemona, nel luogo simbolo del terremoto del Friuli del 1976, in occasione delle celebrazioni organizzate dall’amministrazione comunale per ricordare quell’evento. Sarà l’occasione per fare incontrare due mondi lontanissimi che però hanno condiviso la stessa tragedia, anche se con esiti molto differenti. Il Friuli, infatti, è tutt’ora indicato come un esempio di corretta gestione dell’emergenza e di veloce ricostruzione, mentre l’Irpinia è sinonimo di sprechi, corruzione e ricotruzione infinita. Tuttavia, attraverso “Il fulmine nella terra”, almeno per una sera, le due comunità potranno condividere esperienze ed emozioni comuni, nella speranza di poter avvicinare popolazioni che si sentono sempre più lontane.