L’Accademia dei Giorni Felici porta in scena la diversità. Martedi 7 giugno i bambini della scuola materna affiliata Fism di Avellino e il gruppo musicale de “I Sognatori” dell’Associazione Enzo Aprea di Atripalda saliranno insieme sul palco del Teatro Gesualdo di Avellino per il tradizionale saggio di fine anno scolastico. L’appuntamento è per le ore 18,00 nella suggestiva cornice all’aperto della Terrazza Pisano del Massimo cittadino per uno spettacolo inedito ed emozionante all’insegna della diversità, nella comune lotta ai pregiudizi e all’esclusione sociale.
“L’idea originaria era quella di celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia attraverso una rassegna delle diverse lingue e tradizione che caratterizzano il nostro Paese – spiega la dottoressa Nanda Santoro, presidente della Fism (Federazione Italia Scuole Materne) di Avellino -. Dovendoci avvalere della collaborazione di bravi e collaudati musicisti abbiamo coinvolto i ragazzi dell’associazione Enzo Aprea che da anni tengono concerti in tutta Italia (e non solo) ed hanno collezionato una serie incredibile di successi e riconoscimenti di altissimo livello. Il fatto che l’associazione Aprea ospitasse dei disabili non è stata considerata affatto una diminutio, ma al contrario un valore aggiunto, ci siamo infatti resi conto della portata educativa che una simile scelta avrebbe avuto sui bambini che frequentano la nostra scuola, ed eravamo certi che mesi e mesi di prove insieme sarebbero stati un ottimo antidodo contro ogni pregiudizio legato alla diversità”.
All’interno della programmazione è stato dunque inserito il nuovo progetto dal titolo: “la diversità è in scena”. Il progetto è partito a gennaio 2011 prevedendo incontri a cadenza bisettimanale, per poi intensificarsi a far data dal mese di aprile. Ai piccoli non è stato necessario dare nessuna spiegazione riguardo alla disabilità evidente quasi sempre solo agli occhi degli adulti: i bambini si sono limitati infatti a chiedere i nomi dei loro nuovi compagni di viaggio perché, per fortuna, nelle loro categorie concettuali essere down ha la stessa valenza di una diversità legata al colore degli occhi, all’essere magri o grassi, alti o bassi.
“A chi abbiamo dovuto dare spiegazioni (e non poche) è stato invece a un genitore – aggiunge la dottoressa Santoro – Preoccupato che il figlio potesse subire un trauma irreversibile ci ha chiesto gentilmente di sospendere le prove, adducendo una serie di motivazioni pseudo psicologiche e più che mai stupide. Questo è un chiaro esempio di handicap”.
Il progetto ha così cambiato struttura: docenti sono i bambini (dai quali abbiamo tanto da apprendere), destinatari gli adulti. L’obiettivo invece è rimasto invariato ed è quello di considerare l’altro sulla base di una comune umanità e non sull’apparente diversità fisica o psichica. Per dovere di cronaca quel genitore ha deciso di non far più frequentare al figlio la scuola e questo ha rappresentato un motivo in più per perseverare con convinzione lungo la strada intrapresa.
“Colgo l’occasione per ringraziare quanti hanno creduto in noi – conclude la dottoressa Santoro – l’Istituzione del Teatro, nostro partner nel progetto, e l’Amministrazione comunale, nella persona del Sindaco Galasso e dell’assessore Sergio Trezza sempre attenti alle istanze che provengono dal mondo dell’infanzia”.